La nota trasmissione di Rai 3 in onda dalle 17,15, condotta da Sveva Sagramola dedica una serie di puntate ai Presìdi Slow Food della nostra penisola
Appuntamento il 3 ottobre con i formaggi a latte crudo, dove si racconterà la storia del Macagn, prelibatezza tutta piemontese. Al centro della puntata anche il tema dell’abbandono degli alpeggi, che sta mettendo a dura prova la sopravvivenza delle nostre montagne.
Il Macagn, tipico dell’area montana centro-orientale della provincia di Biella e della Valsesia, ha tutte le carte in regola per diventare un grande formaggio, a partire dalla materia prima, il latte intero di alta montagna. Più piccolo della toma piemontese, è un tipico formaggio di montagna fatto con latte vaccino intero e crudo, la cui particolarità è la produzione a ogni mungitura.
Per salvaguardare il Macagn tradizionale, e per dare il dovuto riconoscimento a chi continua a produrre nonostante le molte difficoltà, è nato un Presidio che raccoglie produttori, stagionatori, ma anche enti pubblici e sostenitori. Il Presidio si è dato un disciplinare di produzione rigoroso che garantisce la completa tracciabilità della filiera produttiva.
Nello studio di Rai 3, Manuela Ceruti, giovane e coraggiosa produttrice di Macagn, e Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la biodiversità Onlus.
Il 10 ottobre invece è la volta dei mieli di alta montagna, raccontati da Floriano Turco, che fra i prati di Elva in alta Val Maira cura i suoi alveari “bio”. Dopo anni da assicuratore, Floriano decide di trasformare in lavoro la sua passione e diventa un apicoltore di alta montagna. Allevate o selvatiche, le popolazioni di api stanno subendo gravi perdite in Europa e negli Stati Uniti, ma anche in Giappone, Taiwan, Brasile e in Africa. Negli ultimi anni la popolazione di api è andata incontro a un declino “economicamente insostenibile”.
Le api sono, infatti, fondamentali per la loro opera d’impollinazione sulle piante che producono cibo per l’uomo e gli animali. Il Presidio si propone di valorizzare e rilanciare i mieli di alta montagna, frutto di un duro lavoro dell'apicoltore che si muove nomade tra le fioriture della montagna, pratica il nomadismo ormai poco diffusa, perchè meno redditizia dell'apicoltura stanziale ma che offre prodotti eccellenti e di altissimo valore.
Fonte: Slow Food
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