teatro

    Lunedì, 03 Marzo 2014 08:59

    L'OMAGGIO DI TEATROLIEVE ALL'UNIVERSO FEMMINILE

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    “Donna, come ti chiami?”, testi di Brecht, Politkovkaja, Szymborska e Wesker

     “Donna, come ti chiami?” -Teatro Lieve - Fontanetto Po (Vercelli) 

     

    Il 7, 8 e 9 marzo 2014, Fontanetto Po (Vercelli) -

     

    Teatro Lieve in occasione della Festa della Donna, presenta una sua produzione originale, interamente dedicata all'universo femminile; venerdì 7 marzo, sabato 8 e domenica 9, il palcoscenico del Teatro “G.B. Viotti” di Fontanetto Po ospiterà lo spettacolo “Donna, come ti chiami?” Marinella Debernardi e Luca Brancato, con la regia di Giovanni Mongiano, porteranno in scena un'opera coraggiosa, frutto di diverse contaminazioni.

     

    Nelle cornice di alcune straordinarie poesie di Wislawa Szymborska, incontriamo “La moglie ebrea” di Bertolt Brecht, un'amara riflessione sulla decomposizione degli affetti più cari a causa di motivi razziali, passando attraverso le donne contemporanee di Arnold Wesker, qui riunite in un solo emblematico personaggio, ricostruito nell'atto unico “Due lettere”, per rendere omaggio al sacrificio di una donna eroica, Anna Politkovskaja, usando le parole dei suoi reportage e gli interrogatori dei suoi aguzzini, fino a un terribile e non inatteso epilogo.

     

    «Donne. Donne discriminate, emarginate, donne che combattono. - Si legge nel testo ufficiale di presentazione dell'opera – Donne umiliate, stuprate, ammazzate. Donne che non si arrendono. Donne forti, coraggiose, intelligenti, orgogliose. Donne non rieducabili, donne abbandonate al proprio destino, donne oltraggiate per la loro diversità, che si rifiutano di soccombere alla follia di una società che s’inventa gli espedienti più subdoli per perseguitarle, ignorarle, ghettizzarle.»

     

    In occasione della Festa della donna, sarà allestita la mostra “Le inquiete” di Maria Giulia Alemanno, che ha curato la scenografia dello spettacolo; si tratta di un corpo di opere nelle quali lo sguardo del femminile e sul femminile è intenso e centrale, riunendo Dee, Divine e Donne senza l’aura del mito eppure regali nella loro normalità. Maria Giulia Alemanno ci avvicina ai mondi interiori femminili, esponendo nel Foyer del Teatro Viotti.

     

    Cinque divinità afro cubane, Yemayá, Ochún, Oyá Yansá, Obbá, Iewá, dipinte su grandi tele di sacco prive di telaio, convivono co “Divine” il cui mito è stato esaltato dalle luci del palcoscenico o del cinema muto.

    Maria Giulia ama chiamarle semplicemente per nome: Francesca, Lyda, Maria, Eleonora, ma è il cognome che le colloca nella Storia. Sono la Bertini, la Borelli, la Melato, la Duse, leggendaria quanto infelice. Ed è la loro interiorità che Alemanno indaga, non il trucco di scena ma l’anima, svelata da pennellate decise che, come bisturi taglienti, incidono nel profondo.

     

    Un omaggio in tecnica mista su tavola a Francesca Woodman, la fotografa americana che in ossessivi ed impietosi autoscatti ha messo a fuoco la propria devastante inquietudine, si accosta a due opere su carta dedicate a Tina Modotti e a Frida Kahlo.

    Immense e imprescindibili – spiega l’artista - L’una attraverso la fotografia, l’altra con la pittura, hanno reso tangibili e universali la passione, il dolore, l’ amore, l’impegno sociale e civile”.

     

    Ai due ritratti di queste donne straordinarie che tanto hanno rappresentato per la Storia del Messico, Maria Giulia Alemanno affianca quelli di compagne sconosciute ma non per questo meno intense o meno appassionate. Si tratta di volti tracciati su carta con estrema libertà, risolti a china ed acquerello con penna di bambù, uno strumento primitivo che non ammette alcun compiacimento estetico. «Il mio intento – spiega l’artista - è quello di cogliere di getto la loro essenza, complessa e lontana dagli stereotipi dolciastri, troppo spesso attribuiti al mondo femminile.»

     

    A margine dei ritratti, sul grande foglio bianco che li accoglie, aggiunge brevi appunti, spunti per racconti che lei stessa o i visitatori potranno ampliare e arricchire: “Quanti pensieri, Susanna, in questo pomeriggio grigio. Se s’impigliano tra i rovi, scioglili. Falli volare”, oppure “Germana così distante, così austera. Ma anche lei, come tutte, in cerca d’infinito”, sono due di queste narrazioni minimali che diventano parte integrante del discorso pittorico, la parola che accompagna il segno, la frase che esalta il colore.

     

    Ognuna delle “donne di carta” possiede una marcata individualità, uno sguardo che la differenzia; ciò che le accomuna è la tensione che percorre la mostra, perché ogni loro sguardo rivela turbamenti, desideri inespressi, tragedie celate. Non a caso alcune di loro, silenziosamente, entrano in scena, si spostano dal foyer al fondale del teatro su cui, ingigantita, viene proiettata la loro inquietudine. Uno strano connubio, un’intrigante sperimentazione, una doppia lettura della vita.

     

    Prenotazioni: 377.2674936

     

    TeatroLieve

    Corso Massimo Montano, 29 -

    13040 - Fontanetto Po (Vercelli)

     

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