Dal 26 giugno al 22 settembre 2013, Venaria Reale (Torino) -
I Giardini della Reggia di Venaria per il secondo anno consecutivo presentano una sorprendente e stravagante antitesi, nei tre mesi estivi, una germinazione improvvisa e copiosa di opere d’arte contemporanea sconvolgerà l’ordine precostituito, prendendo possesso del luogo e trasformandolo in una vera e propria giungla artistica.
Sculture e installazioni di artisti noti e di giovani promesse sbocceranno nelle stanze di verzura del Gran Parterre, conducendo il visitatore in una selva d’arte che raccoglie le opere di 24 artisti. Supereroi sovradimensionati, casse paracadutate, surreali crateri che si aprono a sorpresa e ipertrofiche creature nere giunte da chissà quale altro pianeta prospettano uno scenario tutt’altro che monotono, proiettando la Reggia di Venaria in una dimensione tra il futuribile e il surreale.
Gli artisti in mostra: Daniele Accossato, Corrado Ambrogio, Maura Banfo, Mauro Benetti, Federica Beretta, Alessandro Brighetti/Giulio Cassanelli, Stefano Cagol, Jessica Carroll, Umberto Cavenago, Filippo Centenari, Davide Dormino, Enrico T. De Paris, Farwaste, Tamara Ferioli, Gec, Raoul Gilioli, Carlo Gloria, Enrico Iuliano, Dario Neira, Artsiom Parchinsky, Sergio Ragalzi, Adrian Tranquilli, Nadir Valente, Luisa Valentini.
DOVE: Giardini della Reggia - Gran Parterre
QUANDO: Dal 26 giugno al 22 settembre 2013 - visitabile in orario di apertura dei Giardini
COME: Compreso nel biglietto di ingresso alla Reggia o ai Giardini
Artsiom Parchynski -
Artsiom Parchynski nasce a Polotsk (Bielorussia) nel 1985, dove si diploma in arte e lingue. Nel 2002 si trasferisce in Italia. Dal 2009 vive, studia e lavora a Torino.
“I miei lavori in generale parlano di spiritualità e della sua mancanza. Sono in ricerca di una possibile soluzione alla crisi generale dell’uomo, del suo malessere. Lavoro per di più sul mio corpo, forse sulla sua assenza, in quanto nei miei lavori si vede di rado l’intervento diretto delle mie mani, il gesto e il segno lasciato da me.”
Nell’ultimo anno ha esposto con la Galleria Moitre(Torino), Blu Gallery(Bologna), Spazio Ferramenta (Torino). Artsiom Parchinsky Off 2013 Materiale edile Dimensioni: Ambientali.
OFF, è concepito come un possibile esercizio, di trovare un percorso e conclusione logica in un sistema prestabilito di elementi. Un immagine rigida che suggerisce l’impossibilità di agire al di fuori degli schemi precostruiti dall’uomo stesso. Un accorgimento di dover “giocare – agire” secondo le regole nate dalla nostra stessa esperienza vissuta in contrapposizione al desiderio di agire al di fuori di esse.
Daniele Accossato -
Daniele Accossato nato nel 1987 a Torino, dove vive e lavora. Nel 2012 si diploma con lode all’Accademia Albertina di Belle Arti, corso di scultura. Partecipa a diverse mostre e concorsi, venendo selezionato tra i finalisti del “Premio Nazionale delle Arti 2012” sezione Arti Figurative Digitali e Scenografiche, e tra i nove finalisti del “Concorso di scultura Antonio Canova” II edizione. Nel 2010 e’ vincitore del “Premio Ugo Guidi” II Edizione e nel 2012 vince il premio Toro d’Acciao dell’VIII edizione di Paratissima.
Reclaim (Piano Bonifica Giardini) 2013. Cemento, filo spinato, legno- Dimensioni: Ambientali. Nani da giardino, elementi che rimandano ad un ambiente domestico, un giardinetto privato, tra fiaba e gusto del kitsch. Alcuni malcapitati gnomi rinchiusi in un recinto/prigione. Di certo non è concesso loro gironzolare per i sontuosi giardini della Reggia.
Federica Beretta -
Federica Beretta nata nel 1986 a Torino, dove vive e lavora. Nel marzo 2012 si diploma in Pittura all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Dal 2010 fa parte di Gruppo Radici, gruppo artistico con cui lavora attualmente. L'operazione è quella di un'indagine sui meccanismi che ruotano intorno ad un sistema di pensiero. Partendo dal concetto di abito, come oggetto e come condizione dell'abitare, dell'essere presenti, sviluppa il tema delle dinamiche del potere, dei meccanismi e le relazioni che da questo derivano: il rito, il corpo, la costruzione come dinamica insita nella natura dell'uomo pensante.
A scatola chiusa, con Gruppo Radici, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, 2013, Serie Inversa, Progetto Diogene, 2013. Federica Beretta, Elmo rovesciato 2013, Tubi metallici assemblati, (rete metallica 2,5 x 2,5 x 3 m). Una struttura metallica rielabora il concetto di elmo. Diventando costruzione, l’elmo viene pensato come struttura architettonica, composta da tubi innocenti, assemblati con giunti metallici. Progetto in costruzione, impalcatura e scheletro al tempo stesso, testimone silenzioso della propria esistenza, lascia affiorare la sola ossatura dell’oggetto. L’elmo è capovolto e giace a terra come residuo di qualcosa che è stato; l’oggetto perde la sua connotazione definita per acquisire quell’ambiguità di una presenza ibrida che spazia dalla costruzione alla scultura, per non collocarsi in nessuno dei due ambiti e rimanere solo il risultato di un pensiero.
Jessica Carroll -
Jessica Carroll nasce a Roma nel 1961, vive e lavora a Torino. Dopo essersi dedicata a ricerche fotografiche come wildlife artist, nel 1997 inizia a scolpire il marmo, con un’idea di scultura in cui il disegno conserva un ruolo rilevante e l’opera nasce sotto il segno della leggerezza plastica. Fra le mostre personali recenti: InGenio Arte Contemporanea, Torino, 2012; Galleria Maggiore, Bologna, 2011; Chiesa Bizantina di S. Michele Arcangelo, Torino, 2011, Ermanno Tedeschi Gallery, Torino, 2009, Castello di Rivara – Centro d’Arte Contemporanea (TO), 2001. Nel 2008 ha vinto il Premio Mastroianni per la Regione Piemonte e dal 2013 l’opera Favo (o Beehive) è nella collezione del Museo Pino Pascali.
Alveare, 2011- Fusione in bronzo (diam. cm 250). Jessica Carroll si confronta con soggetti che si ispirano al mondo naturale e in particolare a quello animale, trasfigurato come se provenisse da una personale realtà onirica senza tempo. Il favo sferico in bronzo di due metri di diametro è un omaggio al lavoro sconosciuto di chi si impegna in silenzio, giorno per giorno. Proprio quel che fanno le api, delle quali l’artista riconosce senza retorica il ruolo, questo sì monumentale. Una sapiente bee charmer, un’ammaliatrice di api che gioca con elementi del mondo ‘minore’ e ne celebra il minimalismo con questa macroscopica architettura naturale.
Maura Banfo -
Il lavoro di Maura Banfo è fatto di apparizioni. I suoi soggetti sono presenze che si affacciano, sono dettagli minuziosi e sineddoche ingrandite che reclamano una totalità integrante, ma assente. Come i ricordi tipici del risveglio che, annebbiati, sfocati o immersi ancora nel buio, mantengono in certe sfumature una lucidità rivelatrice. Il suo lavoro è presente in molte collezioni private e pubbliche, la Gam di Torino, l’Unicredit Private Banking, il Museo della Fotografia di Cinisello Balsamo, l’Istituto Garuzzo, e ha partecipato a varie mostre collettive sia in Italia che all’Estero.
Nido, 2013, fusione in alluminio, ferro. Dimensioni: ambientali. "Abitare non vuol dire soltanto ‘essere sulla terra’, ma anche stare ‘sotto il cielo’ ” (Martin Heidegger). In un momento in cui siamo tutti concentrati alla ricerca dell’assoluto, il luogo da abitare diventa un qualcosa di cui siamo in continua ricerca, a volte anche in conflitto con noi stessi. L’abitare sembra diventare un’abitudine quando invece è una stretta necessità. Una continua incertezza spaziale. E il nido come miglior rappresentante del concetto di “casa”. Una casa da difendere. Una casa che ci portiamo appresso, poiché ovunque noi andiamo tendiamo a portare sempre con noi quel qualcosa che in qualche modo ci rappresenta, che rappresenta un nostro specifico modo di vivere. Non è il luogo o il contesto a fare la casa-nido, ma siamo noi a renderlo a nostra immagine e somiglianza.
Tamara Ferioli -
Tamara Ferioli nata il 28 agosto 1982 a Legnano, attualmente vive e lavora a Milano. Ha frequentato l’Ecole des Beaux Arts de Lyon e si è diplomata presso il dipartimento di pittura dell’Accademia di Belle Arti di Brera.
"I temi che affronta sono di carattere universale: la natura, la solitudine, l'amore, il senso della caducità delle cose. (…) E’ una bellezza, quella ‘raccontata’ nelle opere della Ferioli, che ha saputo cogliere quell’alchimia che talvolta modifica e trasfigura, agli occhi del visitatore, i corpi e gli orizzonti in stati d'animo e gli stati d'animo in corpi o in paesaggio.” Francesca Alfano Miglietti (FAM).
Nulla dal nulla, 2012, sassi, legno, ferro- Dimensioni: Ambientali. Il nulla è effetto (e concausa) della passività, quando si guarda al suo interno si prova una terribile sensazione di svuotamento e di attrazione verso di esso. Uno sguardo verso il lontano, attrazione per l’orizzonte immaginario, desiderio irrefrenabile di arrivarci, per poi tramontare. ‘Nulla dal Nulla’ è la metafora di questo lancio. Le pietre sono pensieri che, dopo il lancio e l’illusione del volo, goffamente cadono a terra. Un tentativo fallito di uscire dagli schemi e limiti (inventati anch’essi dagli uomini) del pensiero umano.
Enrico Iuliano -
Le opere di Enrico Iuliano, attente alla tradizione, ma ancor di più agli sviluppi della modernità e incentrate sul valore e sulle possibilità espressive dell’atto comunicativo, pongono in relazione costruzione plastica e ambiente nella ricerca di un equilibrio di forze che sia allo stesso tempo misura di stabilità e figura dinamica. Di particolare rilievo sono le personali tenutesi presso la Esso Gallery di NewYork nel 2001, la Galeria Almirante di Madrid nel 2004 e la Ermanno Tedeschi Gallery di Torino nel 2006. Sue opere sono state acquisite da importanti istituzioni come la fondazione tedesca VAF Stiftung e la GAM di Torino.
Un racconto nel volo, 2008, acciao, tubo pvc, keraflex, inchiostro, pompa a immersione (35x370 cm). Laggiù dov'è Capo Colonna, vicino allo Ionio blu mare oltremare, il tempio di Hera Lacinia e la solitaria colonna, un resto, un avanzo o una mezza rovina, la voce dell'acqua, colonna sonora del viaggio e racconto infinito arrivato fin qui come eco lontana. Nell'opera “un racconto nel volo” una pompetta a immersione fa circolare il liquido all'interno del tubo. L'acqua, colorata di blu, sgorga dalla punta del pennino trasformandosi idealmente in inchiostro. “Un racconto nel volo” è lo sguardo che, rivolto in alto, incrocia la lama specchiante, rimbalza e sbatte ancora più in alto lassù.
Enrico De Paris -
Enrico De Paris, nato nel 1960 a Mel (Belluno), vive e lavora a Torino. A partire dagli esordi, nei primi anni Novanta, le sue opere sono realizzate nei linguaggi espressivi più diversi, dalla pittura all’installazione, dal video alle immagini digitali, per creare una sua personale interpretazione del mondo. Attento ai diritti degli uomini e ai loro sogni, al futuro dell’umanità intera, De Paris descrive un mondo prossimo contaminato dalle biotecnologie e dal potere delle multinazionali chimico-farmaceutiche ed agro alimentari e offre metafore come modello concettuale descrittivo e premonitore. Le sue opere e installazioni sono state esposte presso numerosi musei, spazi pubblici e gallerie italiane ed estere.
Inside 0713 (2013). Mista- Dimensioni: Site specific. Inside ci parla di interiorità e spiritualità trasportandoci in un luogo della mente e dell’anima. …un luogo specchiante per riflettere sul nostro destino. L’installazione sviluppa questo concetto usando luci, suoni, forme in vetro soffiato, monitor, video, ampolle di vetro, plastica, acciaio e oggetti di uso quotidiano in un parallelo fra biologia e anima, fra realtà e finzione, fra materiale e immateriale, fra superficialità ed essenza. E.T. De Paris
Stefano Cagol -
Stefano Cagol, nato a Trento, ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, e alla Ryerson University di Toronto. Partecipa nel 2013 alla 55 Biennale di Venezia nel Padiglione delle Maldive, alla Barents Art Triennale, ed è in residenza da giugno a fine settembre a VIR Viafarini-in-residence a Milano. Vincitore del Premio Terna 02, ha tenuto mostre personali e progetti personali allo ZKM di Karlsruhe, presso il Laznia Centre for Contemporary Art di Danzica, a Museion di Bolzano, al Westergasfabriek Cultuur Park di Amsterdam, al Kunstraum Innsbruck, da NADiff a Tokyo, da Platform a Londra, e al Mart – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.
Bouvet Island, 2013, alluminio Dimensioni: Ambientali. Stefano Cagol, BOUVET ISLAND, 2013, installazione, alluminio piegato a mano, dimensioni ambientali Contraddizioni, ossimori. L’installazione BOUVET ISLAND di Stefano Cagol prende il titolo e la forma da un’isola che rappresenta simbolicamente gli opposti. È un’isola norvegese situata però nell’area Antartica, agli antipodi. Roccia vulcanica scurissima ricoperta da candidi ghiacci, inavvicinabile, ma ricca di fauna, è una delle isole più remote del pianeta, ma è stata protagonista di un esperimento nucleare tra i più misteriosi, il caso Vela, mai rivendicato. L’opera s’inserisce all’interno di un percorso che Stefano Cagol sta sviluppando spingendosi ai confini estremi tra uomo e natura, per la Barents Art Triennale 2013, e per la sua partecipazione alla 55. Biennale di Venezia.
Alessandro Brighetti -
Alessandro Brighetti, classe 1978, si dedica al mondo dell'arte nel 2007 dopo un'esistenza tanto disordinata quanto colorata, iscrivendosi all'Accademia di Belle Arti di Bologna, sezione Pittura. La ricerca dell'artista scaturisce dalla pittura per approdare alla scultura cinetica, operazione che lo porterà ad interagire con chimici e fisici. Le opere di Brighetti si trovano già in importanti collezioni pubbliche.
Giulio Cassanelli -
Giulio Cassanelli, classe1979, dopo gli studi di giurisprudenza, allaccia un rapporto speciale con la fotografia e attraverso un lungo processo di studio ed esperienze lavorative arriva all’arte nel 2008. La ricerca dell’artista si concentra sull’unicità dell’attimo come interazione di istantaneità e casualità e si sviluppa attraverso serie di lavori performativi, pittorici e installativi.
Haeckl, 2013, legno- Dimensioni: Ambientali. Haeckl appartiene alla serie di opere "3AM Works" realizzata a quattro mani dal duo Brighetti/ Cassanelli. L'opera esplora il tema ossessivamente protratto della reiterazione del modulo: oggetti di uso comune diventano moduli di se stessi e della produzione industriale, cellule identiche accorpate in quantità per formare tessuti estetici, formali e semantici. L'opera è concepita come una struttura autoportante, in cui trazione e compressione si compensano, concorrendo alla staticità della forma. Il titolo è l'omaggio ad Ernst Haeckl, finissimo e granitico studioso delle forme della natura, famoso per la catalogazione degli organismi viventi radiolari.
Farwaste -
Se il West rappresentava un territorio da esplorare in cui le leggi non erano ancora fissate, il riuso è oggi il nostro orizzonte. Il collettivo nasce nel 2012 con l'intento di creare installazioni e opere che sperimentino le potenzialità degli scarti urbani . "Vogliamo rivelare il lato nascosto della nostra società, portando dalla discarica agli occhi di tutti quella materia dimenticata che abitualmente chiamiamo rifiuti”. I Farwaste sono stati selezionati tra i 16 vincitori dell’VIII edizione di Paratissima.
Farwaste Felix, 2013, legno, moquette, lattine- Dimensioni: Ambientali- Il 25 Giugno 2013 : Venaria Reale. Un boato assordante ha turbato la quiete della Reggia di Venaria, un corpo non identificato è precipitato nei suoi giardini. In un primo momento le autorità hanno faticato a identificare l’oggetto che ha creato il cratere. Alcuni testimoni avevano pensato a un’invasione; le notizie via etere impazzano: un meteorite, un’astronave, un satellite? Gli esperti si affrettano a smentire queste azzardate ipotesi e mentre, riuniti in laboratorio, ancora cercavano delle risposte, è arrivato un comunicato : è Felix Baumgartner.
GEC -
Gec nasce per sbaglio a Cuneo nel 1982, dopo il liceo artistico si laurea in architettura portando i suoi lavori nelle strade di Torino, Milano, Pisa, Firenze, Napoli, Venezia, Bologna, Nizza, Parigi e New York. Nel 2008 si trasferisce definitivamente a Torino dove vive e lavora, portando avanti un percorso artistico al fine di raccontare la nostra epoca alle generazioni future, così come suo nonno fece con lui.
Incoronazione, 2013, materiali di recupero (mouse) Dimensioni: Ambientali. Un’invasione silenziosa di topi tecnologici. Ibridazione, ironia, partecipazione: questa l’anima dell’ultimo progetto di Gec Art. Raccolti attraverso un tam tam sul web, questi mouse sono stati inviati, donati, regalati da decine di conoscenti ed estranei, in cambio di un poster firmato dall’artista. Tecnologia in disuso in cambio di carta. Dopo le strade di Parigi nel 2010 i ratti di Gec, animano una nuova invasione. Si tratta della Reggia di Venaria, dove saranno protagonisti dal 21 giugno al 21 settembre giugno di un'ironica incoronazione. (Clara Iannarelli)
Nadir Valente -
Nadir Valente nato nel 1982, vive e lavora a Torino. Durante i suoi studi focalizza la sua ricerca sul rapporto fra copia e originale, usando elementi che fanno parte dello stesso linguaggio come fotocopie, oggetti di produzione di massa o serigrafia. Attraverso questo linguaggio crea installazioni che partono da una forma scultorea ma che spesso divengono interattive coinvolgendo il pubblico. Partecipa a numerose mostre sul territorio nazionale; vince due residenze in Cina, una a Pechino nel 2011 e una a Shanghai nel 2012, che gli permettono di arricchire la sua ricerca con nuovi linguaggi e media.
Va’ dove ti porta il vento, 2013, asta per manica a vento, bandiera e legno (5x1x1 m). Nadir Valente presenta una manica a vento nella quale sostituisce al classico tessuto bianco e rosso a strisce i colori e lo stemma della bandiera sabauda. Avendo l’opportunità di esporre in un luogo la cui storia si è riflessa inevitabilmente su quella del nostro Paese, l’artista ha creduto di realizzare un lavoro site-specific che rappresentasse questo legame imprescindibile.
Filippo Centenari -
Filippo Centenari nato a Cremona nel 1978, affonda la sua ricerca nel campo multimediale dove pittura, video, meccanica ed elettronica coesistono e si intrecciano in progetti di natura “altra”, interagendo e rovesciando le regole tecniciste dei singoli mezzi scelti. Dal progetto al video, dallo spazio all'ambiente alla ricerca di una sintesi mediale frammentando e ricostruendo immagini e mezzi provenienti dalla storia e dagli spazi digitali, minimi frammenti che diventano nuova/diversa armonia. Ha partecipato a numerosi progetti e mostre internazionali e sue opere sono state esposte in importanti rassegne e Gallerie.
Contatto, 2013, paracadute, casse in legno, cubo in specchio, pittura- Dimensioni: Ambientali. L'installazione "Contatto" individua un ipotetico e quanto mai surreale lancio di soccorsi dal cielo. Dei paracaduti verranno collocati a terra e le casse lignee ad essi assicurate saranno disposte sul terreno, in parte aperte a svelarne il contenuto di soccorso: dei cubi specchianti. Una scultura essenziale, schermo/calamita dello spazio circostante, espressione del terreste e manifestazione del divino. In quest'ottica di perfezione simbolica, di rimando al cielo, si specchieranno oggetti e ambiente, persone e cielo quasi a dialogare o a cercare un contatto oggi più che mai assopito.
Raoul Gilioli -
Raoul Gilioli nato a Torino e formatosi in Olanda è vissuto 3 anni in centro america dedicandosi alla ricerca e fotografia delle comunita nomadi. Ha esposto e partecipato a numerose mostre personali in italia e all’estero e in occasione del TFF ha presentato un lavoro su Roman Polanski intitolato Permèabilite. Il progetto Pupilla, presentato nel 2102 per Artissima alla Regione Piemonte precede l'installazione per Art Jungle dedicata al dramma della violenza sulle donne e fa parte di un percorso dedicato all' 'arte 'sociale necessaria' attraverso l'utilizzo di vetri riflettenti, utilizzati in tutti i suoi lavori.
Pu-pì-lla (through the looking glass) 2013, vetro float extrachiaro, black pearl, specchio (3 moduli da 80x250 m).
Il tema della violenza contro le donne è rappresentato da 3 poliedri, di 3 differenti cristalli (nero, specchio e trasparente) per offrire 3 diversi gradi di 'sguardo' riproponendo il tema della 'scelta', da compiersi nel pieno rispetto della propria capacità di assunzione di responsabilità. Durante la performance realizzata in collaborazione con Francesca Cola, 5 coppie di giovani amanti costruiranno con i cristalli 3 monoliti , imprigionando 3 donne. L'artista riflette sull'origine della violenza domestica in seno a relazioni amorose reciprocamente desiderate.
Dario Neira -
Attraverso la fotografia, il video e l’installazione, i lavori di Dario Neira si articolano spesso intorno all'uso del linguaggio, alla messa a punto di parole e frasi che indagano l'essere umano e i suoi stati d'animo in una sorta di celebrazione testuale in cui confluiscono l'arte, la scienza e il sacro. L’impiego delle tecnologie è per Neira un mezzo funzionale per esprimere delle idee, poiché solo in parte nelle sue opere il medium coincide con il soggetto dell'indagine. Il mondo biologico che l'artista pratica per sua formazione è quello dal quale egli attinge per formulare enunciati, statement, che recuperano il sentimento, nascosto e non svelato, della natura umana.
UNTITLED (La natura ama nascondersi) 2013, vaso in terracotta, terra, strumenti in acciaio- Dimensioni: Ambientali Perché un alveare è Natura e un edificio è Cultura? L’idea di Natura come di esteriorità rispetto alla società e di universalità rispetto alle diversità culturali è stata in passato contrapposta a quella di Cultura. Ma se narrare la Natura significa narrare dell’uomo e della propria esistenza, e se la Natura è una superficie riflettente in cui l’uomo vede riflessa la propria immagine, l’operazione del descriverla non può prescindere dal fare i conti con l’alterità, che ibridando quotidianamente la nostra esistenza, crea inconsueti legami e nuove identità. Lo strumento, biologico o tecnologico, penetra nelle più intime strutture dell’uomo e ha un effetto virale che modifica irreversibilmente il suo metabolismo.
Corrado Ambrogio -
Corrado Ambrogio nato a Mondovì, ingegnere meccanico, ha esordito come pittore nel 1974. Dal 1989 alterna le attività di pittore e scultore. Nel 2008 è stato invitato da Luciano Caramel alla Biennale Internazionale di Scultura al Castello di Aglié. Nel 2011 ha esposto al Padiglione Italia della LIV Biennale di Venezia. Nel 2013 ha in programma una personale di scultura al Museo Licini di Ascoli Piceno e la pubblicazione del De natura animalium, bestiario fotografico con 101 immagini di sculture. “I suoi objets trouvés omaggiano la divinità od il demone oggi scomodo del bello.” (Marco Vallora, 2003) “Il punto chiave della poetica ambrosiana è il suo custodire il mistero dell’oggetto come alterità intima, come una sorta di trascendenza tutta interna alla quotidianità.”(Marisa Vescovo, 2010).
Equilibristi, 2013, ferro, bronzo- Dimensioni: Ambientali. Questa installazione è composta di 31 elementi, ciascuno dei quali costituito da un cerchio ancorato a terra, alla cui sommità sono fissate un paio di scarpette in bronzo, che una volta fungevano da forme per i ciabattini. Ci troviamo così innanzi una figura metaforica di equilibrista, che ci viene incontro invitandoci al gioco. Ambrogio costruisce tutte le sue opere con oggetti trovati ai mercati, in campagna, nelle botteghe artigiane, rifiuti del benessere e del progresso tecnologico. Se Duchamp sceglieva i suoi oggetti finalizzandoli alla sua filosofia, questi danno vita ad un personale teatro dove si recita la vita, le passioni e le ossessioni.
Luisa Valentini -
Luisa Valentini vive e lavora a Torino. Laureata in Germanistica con Claudio Magris all'Università degli Studi di Torino, si è diplomata in Scultura nell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino; insegna all’Accademia di Belle Arti di Urbino. Realizza diverse opere scultoree per concorsi pubblici ed il suo lavoro è presente in collezioni pubbliche e private, Fondazioni Bancarie e Musei, in Italia ed all’estero. In omaggio a J.Beuys colloca nel 2008 un ‘segnale stabile’, “Female ancestors”, a Bolognano nella Piantagione Paradise della Baronessa De Domizio Durini. Insieme agli architetti R.Rigamonti e Negozio Blu di Torino vince il V concorso di Progetti Pilota 2008/9 indetto dalla CEI per la progettazione di un complesso parrocchiale a Racalmuto. Dal 2009 collabora con la Costa Crociere, per la quale ha installato la scultura “Rosa Bianca e Rosa Nera” a bordo della nave Costa Luminosa, la scultura “Loto” a bordo della nave Costa Deliziosa ed il complesso scultoreo “Jeu de la vie” nella hall della nave Costa Fascinosa.
Portale, 2004, acciaio inossidabile, feltro (340x380x120 cm). Il portale è soglia dalla forte valenza funzionale e mistica, da oltrepassare nel rispetto del luogo, mantenendosi ricettivi e pronti a vivere un'esperienza spirituale. Il varco, una sorta di architettura nello spazio, è costituito dallo scheletro di due foglie di vite sovradimensionate e da alcuni petali di rosa rossi, sparsi accanto alle foglie, in dialogo con la struttura. La foglia di vite è simbolo di forza, capacità di adattamento ed attaccamento alla vita; la rosa rossa è invece simbolo di bellezza sensuale che, nel senso di caducità, rimanda ad una bellezza spirituale e ridisegna toni e profondità del nostro esistere.
Mauro Benetti -
Mauro Benetti nasce a Torino nel 1958, vive e lavora a Frossasco (TO). Nel 2002 decide di ritirarsi in campagna, più vicino alla natura e ai suoi processi. Lavorare lontano dalla scena pubblica per molti anni è stata una scelta ideale ma difficile, resa possibile dal supporto dei suoi collezionisti. Attraverso la pittura e la scultura l’artista dialoga con gli elementi naturali ma anche con la letteratura, la poesia e la filosofia, relazionandosi con autori occidentali e orientali. Il suo percorso artistico, unito a un periodo di dolorose esperienze personali, permette al suo lavoro di raggiungere una tensione interiore intensa, unica e tangibile, di grande autenticità.
Fecondazione, 2010/2013, schiuma poliuteranica su cemento (h 250 cm (x2). La scultura di Benetti “Fecondazione”, nasce da un’opera plastica già esistente in giardino (databile fine ottocento) che l’autore disegna di globi di poliuterano espanso verniciato, che si espandono anche nell’ambiente, partendo quindi dalla poetica ovidiana della “metamorfosi”, arriva a farci prendere coscienza della contaminazioni generative, dei virus, che ormai modificano sia il nostro corpo che la natura, e quindi riflettono anche il disagio che oggi ci portiamo dentro. Ormai siamo vittime di un contatto contaminante che partendo dal passato permea tuttora il nostro vissuto, generando un senso di attesa.
Umberto Cavenago -
Umberto Cavenago è nato a Milano nella seconda metà del ‘900. La sua ricerca fonde la passione per la cultura artistica e la cultura del progetto. Il suo interesse si espande tra l’occupazione spaziale e la materia fino all’utilizzo di tecnologie digitali. L’opera non è mai definita né celebrativa. I suoi interventi si relazionano con lo spazio architettonico, stabilendo un dialogo formale e destabilizzante. Tra le sue esposizioni più importanti si ricordano: la XLIV Biennale di Venezia, il Centro de Arte Reina Sofia a Madrid, il Center of the Arts a Pittsburgh, la Biennale di Johannesburg e alla XII Quadriennale d'Arte a Roma.
La 74, 2006, acciaio corten (216x300x205 cm). Questa grande scultura in acciaio Cor-Ten, del 2006, prende spunto dagli scritti di Filippo Tommaso Marinetti , al suo mito macchinista, che descrive le autoblindo che guidava nella prima Guerra Mondiale, in particolare la “74” che da il titolo all’opera. Ma l’artista trasforma quella immagine in un oggetto di clima minimalista, carico di una inquietante aggressività, in un veicolo—alcova, appoggiato su quattro ruote, nel cui interno, apribile, sono collocate due cuccette, un po’ militaresche, che ci invitano a ritrovare contatti con la natura, o le bellezze dalla città, proponendo quindi un lavoro che può essere collocato dove si vuole.
Davide Dormino -
Davide Dormino, nato a Udine nel 1973, lavora a Roma ed insegna Scultura alla R.U.F.A. LIBERA ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI ROMA. La sua ricerca si esprime attraverso la scultura e il disegno progettuale, elaborando i sistemi arcaici della lavorazione della materia grezza. Ha esposto in mostre personali in spazi pubblici e privati italiani e in esposizioni collettive in Italia, a New York e in Germania. Attualmente è in corso la sua prima mostra in Piemonte, al Castello di Rivara – Centro d’Arte Contemporanea.
Chiodi, 2012, gesso, ferro (h 320 cm). Tre chiodi di gesso ingigantiti in un'iperbole visiva, una scultura/architettura pesante e tuttavia precaria, che esprime congiuntamente il tentativo di porre le fondamenta di una ricerca e la scivolosità della medesima. Chiodi è la celebrazione del simbolo ancestrale del lavoro, del sacrificio. È un ritorno all'azione fisica, manuale, quasi operaia, di confine invisibile tra arte e artigianato.
Adrian Tranquilli -
Adrian Tranquilli nasce a Melbourne nel 1966, vive e lavora a Roma. Il concetto di supereroe, è stato, negli ultimi anni, il punto focale dell’opera di Adrian Tranquilli e della sua attenta analisi antropologica del modello culturale occidentale. La sua passione per i fumetti della Marvel e DC lo ha portato a scegliere come soggetto i supereroi con indosso la maschera ma gli abiti dell’uomo comune. I supereroi così demitizzati assumono significati che trascendono il loro carattere prettamente fumettistico, divenendo paradigma dell’uomo odierno, simbolo della contaminazione culturale e della crisi che attraversano la società contemporanea e i modelli della cultura occidentale.
In Excelsis, 2013, vetroresina- Dimensioni: Ambientali. L’installazione di Adrian Tranquilli, “In Excelsis”, si compone di tre figure di Batman, sistemate a semicerchio, in modo dare l’impressione di un colloquio misterioso. Tutte le sculture portano la maschera avvolti in candide lenzuola, i cui panneggi alludono di Barocco, quindi alla nozione di enigma, che suscita tensioni interrogative. Essi sembrano recitare un muto dramma che riguarda l’uomo contemporaneo. L’autore dice che questi supereroi sono il simbolo di un bisogno antico dell’uomo, che cerca il “salvatore”.
Sergio Ragalzi -
Sergio Ragalzi nato nel 1951 a Torino, dove vive e lavora. La sua ricerca, sin dagli inizi esistenzialisti e neoespressionisti, tenta di dare forma al più recondito inconscio dell'uomo, risolvendosi nella rivelazione di un lucido incubo. L’esordio è nel 1984 alla galleria romana L'Attico di Fabio Sargentini, seguito nel 1986 dalla personale alla Galleria Franz Paludetto a Torino. Sue opere sono presenti nelle collezioni pubbliche di MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma, GAM – Galleria d’Arte Moderna di Torino, MAMBo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, PAC di Milano, Galleria d’Arte Moderna di Verona – Palazzo Forti e Collezione della Camera dei Deputati di Roma.
Genetica 2093, 1999. Scultura gonfiabile in PVC- Dimensioni: Ambientali. Gli embrioni neri di Ragalzi, concepiti a partire dagli anni Novanta, sono una presenza inquietante dalle fattezze aliene, nutrita di senso plastico e di tensione. L’enorme gonfiabile in pvc è icona pulsante di un’indefinita premessa dell’umanità e allo stesso tempo forma di un ignoto futuro. Le parole di Rudi Fuchs, pur riferite a lavori pittorici, confermano con la loro attualità la coerenza del cursus artistico di Ragalzi: “enigmatiche immagini dell’originale condizione dell’uomo […] appartengono alla terra come esseri molto vecchi […] figure che emergono dalla terra come corpi morti – neri come la storia”.
Nicola Bolla -
Nicola Bolla è nato a Saluzzo (CN) nel 1963 dove vive e lavora. Le wunderkammer di Bolla, dal tedesco “camere delle meraviglie” (prima forma di collezionismo privato di tardo illuminismo), si compongono di oggetti straordinari, artificiali o naturali, che lasciano spazio ad interpretazioni simboliche. Il pensiero deve dominare l’opera e alla costruzione del reale deve prendere il posto l’immaginario onirico del sogno. La poetica di Nicola Bolla, nel gesto duchampiano di estrapolare l’oggetto dal suo contesto per caricarlo di nuovi valori formali e contenutistici, supera una lettura tra oggetto e design, traducendosi piuttosto nell’urgenza di un racconto che incentra il suo tema unicamente sulla bellezza. Le opere di Nicola Bolla, siano queste teschi, animali, armi o catene, vivono di ossimori sia tematici che estetici: buio e luce, forma e contenuto, opulenza e miseria. Le migliaia di cristalli swarovski e carte da gioco utilizzati come se fossero la pelle di un animale o di un teschio, rispondono non tanto all’urgenza di rappresentare la cosa, quanto a quella di decodificare il principio di “ vanitas “ entro cui gravita il mondo.
Agave, 2000, rame (cm 350 x 150). Questo lavoro è come la memoria storica di una pianta che non c’è più, ed è questa memoria , sono queste immagini che abbiamo nella mente che sono riprodotte in questa scultura. Infatti restano, per così dire, una specie di cristallizzazione della memoria di un gesto naturale. Gli uomini hanno sempre cercato di riprodurre la natura, ma in modo artificiale. Infatti è come scrivere una poesia, un epitaffio per una pianta che non esiste più.
Informazioni: www.lavenaria.it