Enogastronomia

    Lunedì, 02 Giugno 2014 08:55

    Laddove scorre il grande Fiume: appunti dalla tavola di Don Camillo e Peppone

    Scritto da Alessandro Felis

    Mondo Piccolo "Don Camillo" è la più nota raccolta di racconti di Giovannino Guareschi

     Fernandel e Gino Cervi

      

    I fatti si svolgono in un piccolo centro della Bassa Padana, la storia è incentrata sulle vicende umoristiche ma verosimili di un parroco di campagna, don Camillo e del sindaco comunista e meccanico del paese, Peppone, amici-nemici nell'Italia del dopoguerra.

     

    Le trasposizioni cinematografiche con protagonisti Fernandel e Gino Cervi sono ambientate a Brescello in provincia di Reggio Emilia. La cucina tipica della Bassa, diviene un modo, curioso e divertente, per perdersi lungo quelle strade, sassose e impolverate, rese leggendarie dalle dispute dei due protagonisti. L’amore di Guareschi per la sua terra, la sua “patria” e la sua cucina disegnano un percorso simpatico, goloso e genuino tra le tavole e le osterie di questo magico microcosmo, dove s’incontrano piatti semplici e succulenti.

     

    Il Mondo Piccolo! Una terra dalla duplice natura: fatata e inafferrabile come un paesaggio nella nebbia, concreta quanto possono esserlo pane e culatello. Un luogo dove il bere e mangiare, in fondo, non sono che un modo per essere sentimentali. Conoscere l’ambiente, conoscere la Bassa, significa conoscere i personaggi dei racconti, lo dice lo stesso Guareschi: « Così vi ho detto, amici miei, come sono nati il mio pretone e il mio grosso sindaco della Bassa.[...] Chi li ha creati è la Bassa. Io li ho incontrati, li ho presi sottobraccio e li ho fatti camminare su e giù per l'alfabeto »

     

    Siamo nel secondo dopoguerra, in un ambiente rurale dove la terra è ricchezza e l’agricoltura detta i ritmi della vita quotidiana e segna il trascorrere delle stagioni. Il pasto è frugale e in sole alcune grandi occasioni si banchetta. Il cibo è fondamentale, un bisogno primario e mettere il pasto con la cena non sempre è ovvio.

     

    Oggi ancora quando si parla di Emilia, si pensa alla pianura, all’agricoltura, a quelle distese coltivate a cereali, per il consumo umano ma anche per il bestiame. Siamo nella terra degli allevamenti bovini da latte e suinicoli. Latte, burro, formaggi, carne e salumi. Impossibile parlate di questa regione senza pensare al Parmigiano, prosciutto crudo, salami, mortadella, spalla cotta di San Secondo e ovviamente al grandioso culatello.

     

    Quest’ultimo, tecnicamente, il muscolo più pregiato delle già ambite cosce dei maiali o per dirla come D’Annunzio “Questa salata e rossa compattezza porcina”. E il Parmigiano, che dire del re dei formaggi? A proposito Parmigiano Reggiano o Grana Padano? E qui nascono le leggende metropolitane, banalità da bancone di latteria, permettetemi, disinformazione di formaggiai che illudono e fuorviano legioni di massaie descrivendo il primo come più forte, più stagionato e l’altro, di conseguenza più delicato.

     

    La verità? Sono due declinazioni della stessa tipologia di formaggio, contraddistinte da due denominazioni di origine e quindi da zone di produzioni diverse. Ai tempi narrati da Guareschi, queste distinzioni non esistono e, nella fertile pianura, si dice semplicemente “il formaggio” e "ha la crosta nera".

     

    La cantina del Mondo Piccolo non è molto sofisticata: Lambrusco, Fortanella o Fortanina e Trebbiano. Qui ancora, rileviamo la grandezza di Madre Natura. In una terra di cibi succulenti, saporiti, invitanti, stupendi ma non sempre da “dieta mannequin”, i nettari non possono che essere leggeri, beverini, un po’ mossi, per sgrassare senza appesantire. Un matrimonio perfetto da consumare ogni volta che la voglia si fa sentire.

     

    Ed è proprio davanti a un bicchiere di questi vini generosi, come la gente della Bassa, che si risolvono molti degli alterchi che nascono spesso e volentieri. Clima rude, senza mezzi termini, il sole d’estate picchia e martella, brucia le teste, cuoce i cervelli e il freddo in inverno è di quelli seri. Così come il carattere di questi contadini, che si infiammano per un nonnulla e altrettanto facilmente si placano perché in fondo sono i valori, il rispetto e l’amicizia in primis a prevalere, sempre.

     

    Queste sono le cose che da sempre racconta il Grande Fiume, scorrendo da un paese all’altro, da un’ansa alla successiva, storie semplici, scritte col cuore, che narrano della Pianura e della sua gente, dove la realtà si confonde con il sogno e le leggende sembrano rivivere per noi. A presto Don Camillo e Peppone, ogni volta che sulle nostre mense arriveranno prosciutto di Parma, formaggio, quello che noi chiamiamo Parmigiano Reggiano, salame felino, mortadella o una semplice torta fritta, annaffiati da leggero e sincero Lambrusco, sentiremo il profumo di questa vostra Bassa e ognuno di noi rivivrà col pensiero, con l’emozione qualche episodio a lui più caro della Vostra infinita saga che porterà alle generazioni future i vostri benevoli alterchi e la simpatia di una terra che non può che sedurre!

    Alessandro Felis

     


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