Pascale: «Riportare al centro del dibattito il rapporto tra cibo e clima»
"Non c'è più tempo". Questa la consapevolezza che aleggia sui lavori della XXI Conferenza delle Parti (COP21) in programma a Parigi dal 30 novembre all'11 dicembre 2015. Dopo 20 anni di dibattiti, mediazioni e forum fallimentari, che hanno portato a poche decisioni e per giunta non unanimi, i dati sull'andamento climatico e i disastri ambientali richiedono provvedimenti immediati e condivisi.
«La COP21 è la nostra ultima occasione. È fondamentale che i Governi di tutto il mondo si impegnino per affrontare il problema globale del cambiamento climatico, arrivando alla firma di un accordo condiviso e di lungo respiro. Facciamo sentire la nostra voce, perché insieme possiamo fare la differenza. Firmiamo e condividiamo l'appello di Slow Food Non mangiamoci il clima, rivolto ai rappresentanti del Paesi e delle istituzioni internazionali riuniti a Parigi, per sottolineare come il modello agroalimentare industriale abbia un impatto devastante su ambiente, salute ed ecosistemi e non possa essere ignorato.
Soltanto attraverso un radicale cambiamento di paradigma nell'attuale sistema di produzione, trasformazione, distribuzione e consumo di cibo si riuscirà a mitigare il cambiamento climatico», afferma Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia. «Il clima sarà finalmente al centro del dibattito politico mondiale, ma l'attenzione si sta focalizzando principalmente sui settori dell'energia, industria e trasporti, trascurando una delle principali cause del cambiamento climatico: la produzione di cibo», continua Pascale.
Slow Food vuole invece accendere i riflettori su questo tema, sottolineando come ci siano soluzioni applicabili per un'agricoltura, una produzione e distribuzione di cibo amiche del clima. «Per questo a 10 giorni dall'inizio dei lavori lanciamo oggi il nostro appello Non mangiamoci il clima».
Slow Food, parte della Coalizione Clima e tra gli organizzatori della Marcia Globale per il Clima in programma il 29 novembre a Roma, sostiene la richiesta della società civile a non annullare la marcia prevista quel giorno anche nella capitale francese, al momento sospesa dall'autorità di pubblica sicurezza. L'appello di Slow Food, oltre a sottolineare le cause del cambiamento climatico, indica anche le soluzioni per migliorare le condizioni del nostro pianeta:
modificare i processi di produzione non basta, bisogna riconsiderare l'intero sistema agroalimentare e adottare pratiche agroecologiche che integrino le dimensioni ambientali, sociali, economiche e politiche in un approccio globale.
«Grazie a queste pratiche, infatti, è possibile ridurre l'impatto dell'agricoltura sul clima e diminuire le emissioni di anidride carbonica e ossido di azoto; rendere gli agricoltori meno vulnerabili in termini sociali,
economici e ambientali e migliorare la loro capacità di reagire al cambiamento climatico, privilegiando le pratiche locali di gestione a favore della biodiversità e degli ecosistemi. Insomma, serve una totale inversione di tendenza sia nelle pratiche produttive che di consumo per ridare valore al cibo, per cui è fondamentale il ruolo di tutti noi».
Molti altri temi al centro del lavoro di Slow Food, come la scelta consapevole del cibo e la lotta allo spreco, sono tematiche essenziali per aiutare il miglioramento climatico, riducendo così anche l'eccessivo sfruttamento della terra.