E’ uscito il nuovo album “Radio Londra”di Enzo Zirilli, uno dei batteristi e percussionisti più eclettici della musica contemporanea, presente sulla scena mondiale da circa vent’anni con grandi musicisti internazionali del jazz, della world music e del pop.
Londra rispecchia il tuo modo di vivere la musica, vuoi esprimermi la tua idea in merito ?
Lo rispecchia totalmente, sono cresciuto con la musica di matrice anglossassone/afro americana, dai Beatles, dei quali sono un grande fan da quando avevo 5 anni, agli storici gruppi prog/rock come Genesis, Pink Floyd e Yes, unitamente al Jazz di John Coltrane, Miles Davis, Mingus e Monk, quindi Londra mi sembrava il posto più rappresentativo della mia idea di fare musica.
Una grande tradizione Londra, città che continua a sfornare giovani talenti, non accade la stessa cosa in Italia purtroppo, eppure anche nel Jazz, ci sono giovani talenti, cosa si può fare per dare risalto agli emergenti?
Anche l’Italia sforna continuamente grandi talenti, nonostante l’assenza totale e costante dei media e degli organi governativi competenti, ritengo che questo sia una cosa incredibile ed allo stesso tempo la trovo addirittura commovente:-E’ come se i fiori sbocciassero ugualmente, anche nel deserto… Per dare risalto agli emergenti bisognerebbe che gli “addetti ai lavori” smettessero di avere paura di programmarli nelle loro rassegne, dove invece si affidano ai soliti 4/5 nomi “noti” o supposti tali perche’ credimi, appena varcati i confini nazionali, nessuno ne e’ a conoscenza… In questo senso vivere in un posto come Londra ti fa capire, non che avessi bisogno di saperlo, ma me l’ha confermato, quanto tutto sia relativo e quanto la scena Italiana sia provinciale.
La formazione musicale all’estero educa a condividere la passione, in gruppo si collabora, si condividono e trasferiscono le esperienze, in Italia si sentono Vip a 20 anni, perchè manca la virtù dell’umiltà?
Esattamente, in Italia manca l’umilta’ di stare seduti ad ascoltare l’altro.. .l’Italiano e’ un individualista per natura, ce l’ha nel dna. Qui a Londra, come a New York c’e’ molto il senso di squadra, di appartenenza, di comunione d’intenti e non e’ un caso che molte delle grandi band vengano da qui o dagli U.S.A, pur essendo musicisti geniali, hanno lavorato e molti di loro ancora lo fanno, per la stessa causa comune, quella di fare della buona musica, penso a Lennon, McCartney e George Harrison nel caso dei Beatles, ma anche Jimmy Page, Robert Plant e John Bonham con i Led Zeppelin, Sting, Andy Summer, Stewart Copeland con i Police, Freddy Mercury e Brian May con i Queen, Phil Collins, Peter Gabriel e Tony Banks con i Genesis e per quanto riguarda il Jazz, non posso non pensare a John Coltrane, McCoy Tyner ed Elvin Jones, Miles Davis, Herbie Hancock con Tony Williams e Ron Carter, Wayne Shorter, Joe Zawinul e Jaco Pastorius, Bill Evans e Scott La Faro, Art Blakey e i suoi Messangers, Keith Jarrett e Jack De Johnette… potrei andare avanti anni !
Pensi che un radicale cambiamento in Italia, nell’educazione musicale a partire dalla scuola secondaria, possa portare una cultura musicale e migliorare l’approccio per chi vuole seguire la strada della musica?
Sicuramente potrebbe aiutare, ma penso si dovrebbe fare un lavoro di bonifica enorme, abituare i piccoli ad ascoltare buona musica non gia’ dalla scuola secondaria ma direi fin dall’asilo. Purtroppo non vedo, ne mi pare di percepire, una grande sensibilita’ da parte degli organi competenti..o incompetenti… Finche’ non entrera’ nella testa di chi dirige il mondo che la Musica puo’ salvarlo… Molto probabilmente loro sono i primi a saperlo, ed e’ per cio’ che fanno in modo di tenerne la gente lontana.
Una curiosità, sono convinta che un artista nasce tale, lo studio, la tecnica sono strumenti che lo portano a un alto livello qualitativo, ma è la vita che crea "l’artista”, la tua idea sugli artisti costruiti , artefatti, come la moda, durano quanto ?
Un vero Artista suona fino a quando esala il suo ultimo respiro, un artista artefatto suona finchè “gli va bene”… Insegni al conservatorio di Torino e Cuneo, cosa vuoi trasmettere ai tuoi allievi? Mi piace molto insegnare e passare del tempo con gli allievi, sempre che li senta ricettivi e predisposti ad una vera crescita e per fortuna lo sono tutti, anche perche’ quando non e’ cosi’, sono io il primo a consigliargli di rivolgersi ad altri. Quello che mi piace trasmettergli e’ l’amore che ho per il Jazz, che a mio avviso e’ la musica che piu’ di ogni altra, ti permette di esprimerti davvero a 360° , e per tutta la buona musica di qualsiasi latitudine e longitudine e il senso di liberta’ vera che si prova quando puoi fare davvero quello che ami.
Il tuo ultimo album si intitola “Radio Londra”, vuoi raccontarmi come nasce?
Nasce dalla passione, dal piacere di suonare insieme, dalla stima reciproca dall’alchimia che nasce dalla carica umana che da collaborare con grandi musicisti quali Jim Mullen(chitarra), Luca Boscagin(chitarra) e Ross Stanley(organ), e’ frutto di una condivisione collettiva, di umanita’, di sentire e vivere la musica.
Cosa cambieresti della vita contemporanea ?
…della vita contemporanea mi piacerebbe cambiare l’attitudine della gente verso la stessa.. Fargli capire che solo facendo un piccolo movimento Dalla propria poltrona a fuori da proprio “guscio”, si possono scoprire cose fantastiche. Il musicista, a mio avviso, e’ un messaggero Di speranza, pace, armonia e si, anche di sofferenza; se alla fine Di un concerto dove ho suonato, riesco a fare tornare a casa qualcuno avendogli suscitato curiosita’ verso una certa musica o un qualsivoglia sentimento, so che ho fatto bene il mio lavoro..
Enzo Zirilli è impegnato da alcuni anni a far conoscere e portare in Italia, grandi cantanti e musicisti della scena jazz mondiale, grazie alla rassegna da lui ideata e realizzata "Radio Londra" al Folk Club di Torino.