Un grande anfiteatro naturale protetto dai venti del Nord, qui nascono alcuni dei migliori "cru" del Piemonte, in grado di rivaleggiare con le produzioni delle colline di Langa, che, nelle giornate limpide, si vedono in lontananza, all’orizzonte di questo meraviglioso punto di osservazione.
Qui, da Borgomanero in giù, il vero dominatore è, quasi incontrastato tra i rossi, è il Nebbiolo. E se pensiamo che il conte Camillo Benso di Cavour, al Cambio di Torino, beveva Sizzano, e altri principi e cardinali avevano imparato a conoscere il Gattinara, allora si può affermare che il Nebbiolo più famoso, un tempo, non abitava a Barolo o a Barbaresco ma in altre colline, altrettanto suggestive, nel nord del Piemonte.
Una grande varietà di territori, suoli, climi che fanno questa zona un terroir molto variegato e complesso. Partendo dalla Valsesia,a nord, dal comune di Boca, si scende verso Novara attraversando i comuni di Ghemme, Sizzano, Fara, Gattinara, in provincia di Vercelli e Lessona in quella di Biella. Il territorio vanta due Docg, Ghemme e Gattinara, che, pur impostate entrambe sul Nebbiolo, sono divise da precise differenze.
A rendere particolare il Ghemme non è solo la diversa presenza di uve (nel Gattinara oltre al Nebbiolo non più del 10% di Bonarda, mentre nel Ghemme è presente fino al 25% anche Vespolina) ma anche la tipologia del terreno. La viticoltura del Ghemme è certamente tra le più antiche di tutto il Piemonte.
Nell’Ottocento il Ghemme venne osannato nelle tavole più importanti d’Italia: le famiglie novaresi, a quel tempo, usavano scambiarsi gli auguri natalizi, prima della Messa di mezzanotte, brindando con una bottiglia di quel vino. E tra gli estimatori più convinti anche Cavour, produttore di Barolo a Grinzane, secondo cui il Ghemme “può pareggiare i vini di Francia”.
Ha colore rosso rubino con riflessi granata; note di viola e rosa, frutta rossa e liquirizia; sapore asciutto, sapido, con un grande fondo amarognolo. E’ consigliato in abbinamento con carni rosse, arrosti, brasati, salumi, formaggi stagionati, cacciagione.
Famoso nelle corti europee già nel ‘500, la vite a Gattinara e nelle vicine colline biellesi fu introdotta molto tempo prima, sotto l’impero di Augusto, e i vini che si ottenevano erano già apprezzati ai tempi di Carlo Magno. Uno dei cantori del Gattinara è stato certamente Mario Soldati, che ha usato toni spesso poetici per descriverlo.
E’ un vino di colore granato che con l’invecchiamento assume riflessi aranciati, con profumi che richiamano la viola e note di prugne e liquirizia. Al sapore si presenta asciutto, gradevolmente amarognolo, e con gli anni, che tiene benissimo, vellutato.
Abbinamenti consigliati con carni rosse arrosto o in umido, selvaggina, formaggi stagionati. Ma altri importanti vini nascono da queste parti: il Boca, il Sizzano, il Fara. Li accomuna il vitigno di base, il Nebbiolo. Vini che richiedono un invecchiamento adeguato (minimo tre anni in botti di rovere o di castagno). Anche questi preferiscono abbinamenti con sapori forti e pronunciati.
E il "Colline Novaresi", nella tipologia bianco (vitigno Erbaluce) e rosso (vitigno Nebbiolo), senza specificazione di vitigno, o seguito da specificazione Barbera, Croatina, Nebbiolo, Uva rara o Bonarda, Vespolina. Nel territorio di Gattinara, siamo in provincia di Vercelli, dal Nebbiolo deriva un altro vino dal grande passato: il Bramaterra. Conosciuto fin dall’anno mille, ha colore rosso granato con riflessi aranciati che si attenua con il tempo, un profumo caratteristico, intenso e lievemente etereo e un sapore pieno, asciutto e vellutato con un gradevole sottofondo amarognolo.
Nelle zone di produzione si accompagna felicemente con la "panissa", un risotto con fagioli bianchi freschi, salame e verdure. Il Lessona, prodotto nell’omonimo centro in provincia di Biella, ha caratteristiche analoghe al precedente, ma il disciplinare della Doc prevede un’aggiunta più contenuta di Bonarda e Vespolina. Apprezzato fin dal’600, è il vino con cui Quintino Sella, allora Presidente del Consiglio, brindò per festeggiare la Breccia di Porta Pia.
Infine, per chiudere questa rassegna davvero nobile e storica dei “Nebbioli del Nord”, si ricorda una più recente Doc, Coste della Sesia. Si produce sulle colline che si affacciano sul fiume Sesia, nel territorio di alcuni comuni, in provincia di Vercelli e Biella. Abbiamo parlato di un territorio difficile, con condizioni ambientali spesso difficoltose, un alto tasso di piovosità. Occorre dare merito ai produttori locali, per la loro notevole dedizione e la grande passione!
La storia è permeata dalle vicende del vino. E la storia parte da lontano, raccontata dagli antichi ricetti, ancora oggi in parte esistenti, dove i contadini mettevano al riparo dalle incursioni dei predoni le scorte di grano e di vino. Un territorio dove è rimasto intatto tutto il profumo di quella storia antica, di una tradizione tenace; nomi e vini sono entrati nel mito, con un denominatore comune: il Nebbiolo, che trova qui declinazioni inconfondibili, aristocratiche, uniche. Da scoprire!
Articolo di REd